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In occasione della prima edizione della "10 km di Marengo", il gruppo Vivere in Fraschetta ha organizzato un presidio per riaccendere i riflettori sul preoccupante problema dei PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) nel territorio. "La presenza dei PFAS non è più un’eccezione, ma una triste normalità," hanno denunciato gli attivisti, sottolineando come i "livelli di inquinamento siano arrivati a picchi allarmanti in alcune aree, come la Fraschetta".
Inquinamento e mancanza di consapevolezza
Gli esponenti di Vivere in Fraschetta hanno rimarcato che in questa zona "si registra uno dei più alti inquinamenti da PFAS in Italia, a causa della sola fabbrica chimica attiva sul territorio e in Italia." Un dato che, a loro dire, non può essere sottovalutato, in quanto la presenza di un’industria così impattante ha trasformato la realtà locale, rendendo l’inquinamento una "normalità" che molti cittadini hanno ormai accettato.
"Ma questa accettazione passiva non può e non deve continuare," ha aggiunto il gruppo. L’obiettivo del presidio è "sensibilizzare e informare la comunità". Molti residenti della Fraschetta, pur vivendo in un’area contaminata, non conoscono nemmeno cosa siano i PFAS. "Questa ignoranza è un grosso problema: perché conoscere significa anche poter scegliere consapevolmente," hanno ribadito gli attivisti.
Un appello al diritto alla salute e alla trasparenza
Vivere in Fraschetta ha evidenziato come i PFAS tolgano ai cittadini il diritto di decidere sulla propria salute. "Non si può continuare a vivere in un territorio inquinato senza essere messi nelle condizioni di capire i rischi e di tutelarsi. È una questione di diritto alla salute, di trasparenza e di rispetto per le comunità colpite."
L’appello finale del gruppo è chiaro: "La tutela della nostra salute e del nostro ambiente dipende anche dalla consapevolezza di tutti. Non lasciamo che l’indifferenza diventi un’altra forma di inquinamento: la vera emergenza è conoscere, capire e agire."